Partire dal proprio buio…

 s-marco-ok2                Partire dal proprio buio per seguire l’invito ad alzare lo sguardo

e rimanere a guardare la luce che si espande fino ad avere gli occhi pieni di oro. Questa è l’esperienza che ho vissuto cinque giorni fa a San Marco, grazie alla visita della basilica, organizzata dalla Pastorale Universitaria.

Un’esperienza composta di più momenti, nei quali ci veniva chiesto di ascoltare o di fare silenzio e lasciarci guardare da quella storia di salvezza riportata su mosaici preziosissimi che racchiudevano occasioni di incontro tra Dio e l’uomo. Lasciarci incontrare dalla bellezza e dalle sue espressioni artistiche per ampliare il nostro sguardo sul quotidiano.

Il tema della serata era il lavoro e siamo partiti proprio dall’inizio, dalla Creazione, da Adamo ed Eva, Caino ed Abele, dal paradiso e dalla terra, l’arcobaleno dopo il diluvio.

Ho preso questi spunti che ci venivano dati come un momento per specchiarmi, con il naso all’insù, su tutte quelle tessere esplicite ed antiche. E mi sono ritrovata con la mia storia “ a fumetti ” a scoprirmi Caino, in alcuni istanti, ed Abele in altri a rivedere i momenti in cui mi è sembrato di intravedere uno spiraglio di paradiso davanti a me e quelli in cui non sentivo altro che la pesantezza di questa terra così dura da arare, nel tentativo di coltivare qualcosa di buono che stentava a germogliare. E poi la tentazione di andarmene, di arrangiarmi, di voler capire, sapere, la vergogna e la paura davanti a Dio.  A quanto pare l’uomo è proprio questo, da sempre: è buono e cattivo, è maschile e femminile, è lavoro e gratuità, è bisogno di scappare dal Paradiso di cui potremmo godere tutti i giorni, se solo sapessimo dove guardare, cosa cercare.

Che tavole potremmo disegnare oggi?

Che incontri potremmo riportare fra l’uomo e Dio, fra il buio e la luce, fra la terra e il cielo?

Da quanto non cerco quell’arcobaleno, quell’arco teso, quell’unione con l’origine di me?

Sono tutti spunti nati, dentro di me, dall’occasione che ci è stata data di fermarci, restare un po’ in silenzio ad ascoltare e a guardare. Il lavoro è tutto da iniziare e quello che è già fatto, non è che un invito a continuare, per prendersi cura di questa terra che siamo noi. Sono uscita dalla basilica con il desiderio di alzare gli occhi ogni tanto, per ricordarmi da dove arriva la luce e riportarli poi ad altezza d’uomo. Chissà quante volte ho avuto pietre preziose davanti agli occhi, vite incontrate dallo sguardo di Dio ed io ero troppo rivolta verso me stessa per accorgermene, non sono che occasioni mancate per allargare il mio mosaico, la vita mia.