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La vita universitaria: una quotidianità costellata di miracoli.

Ringraziamo Aurora Ghiroldi, studentessa di filosofia del Collegio Canossiano, per questo bellissimo intervento di introduzione alla Messa di Inizio Anno Accademico del 18 ottobre. Le parole degli studenti, oltre che quelle dei nostri pastori, ci aiutino a camminare insieme.

 

“Celebrare, partecipare, rinnovare il rito dell’Eucarestia di inizio anno accademico assume un significato particolare. È la benedizione della Chiesa, è l’augurio di buon inizio. La Chiesa ci chiede di essere protagonisti responsabili dell’oggi, perché studiare non è un “compito” né facile né banale. Questi anni universitari ci plasmano e ci modellano, ci invitano a prendere coscienza di chi realmente siamo. Lo studio è una strada tortuosa e splendida – allegoria della vita – è la porta spalancata verso il nuovo, apertura al diverso, relazione con Dio. Apprendere significa mantenere costante la consapevolezza della nostra ignoranza, significa imparare a coltivare quell’umiltà autentica che si riferisce ai nostri sforzi, costitutivamente insufficienti, ma lascia integra la vertigine degli obiettivi. Ci auguriamo di riuscire a cogliere ogni giorno il valore inestimabile delle conoscenze che si dilatano, e che queste nozioni siano feconde, che possano far sorgere in noi un’attenzione sempre più viva per la realtà che ci circonda e una pazienza tenace per tutto ciò che ha bisogno di tempo e di maturazione. I doni più belli si attendono, mantenendo viva la speranza in una quotidianità che, se osserviamo bene, è costellata di miracoli.

Viviamo in un mondo in continua evoluzione e a essere in espansione non è solo l’universo, ma anche i confini delle nostre mura domestiche. Ecco che il cristianesimo si rivela più che mai attuale e ha qualcosa da aggiungere al nostro essere studenti: la Croce con le sue braccia aperte verso i quattro punti cardinali è un segnale per liberi naviganti, ci sprona a raccogliere quanto più amore possiamo per profonderlo ad ampie mani. Siamo una generazione di girovaghi, ma si potrebbe dire di pellegrini o di chierici vaganti in costante ricerca di un significato e di una vocazione. Ci sforziamo ogni giorno di più di diventare cittadini del mondo, ma con la certezza che un cittadino responsabile può essere solo chi ricorda il suo villaggio natio: il cristianesimo è la nostra patria comune.

Il Papa ha annunciato un Sinodo dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che si terrà nell’ottobre del 2018. È come essere invitati inaspettatamente ad una festa e scoprire addirittura che quella festa è stata organizzata appositamente per noi. È una festa per gli entusiasti e per gli sfiduciati, per chi ha una fede che sposta le montagne e per chi è così scettico da non credere neppure nell’esistenza delle montagne. Sarà un “cammino” (σύνοδος) che la Chiesa desidera compiere con tutti noi e noi siamo onorati e commossi di questo invito a passeggiare e collaborare con la Chiesa.

Infine, a nome di tutti gli studenti, desidero ringraziare per questa liturgia, per questo servizio che ci viene così dolcemente offerto, ringrazio il Patriarca, i sacerdoti, i professori e gli educatori che condividono con noi questo momento di comunione. La vostra presenza non è né dovere né tantomeno ovvietà; è un segno fiducioso e incarnato, è desiderio palese e luminoso di porci in ascolto della Parola, la sola che può vincere la morte.

Pur nelle nostre abissali diversità, se siamo qui è perché percepiamo che vi è un segreto nell’universo e che questo segreto si riflette nella storia del cristianesimo in modo limpido come in uno specchio, non solo, che questo segreto ha a che fare con la gioia di Dio e con la nostra felicità”.

Aurora