Rouge di fronte all'Assunta.
Foto di Martina Buora.

Inside «La Soglia del Corpo»

Circa 350 persone sono accorse alla Basilica dei Frari la sera del 9 maggio, per assistere all’Evento di Fine Anno Accademico organizzato dalla Pastorale Universitaria, una tradizione consolidata negli ultimi 6 anni. Quest’anno nell’organizzazione dello spettacolo sono stati coinvolti circa 40 universitari, una cifra record, espressione di una Pastorale animata e aperta a giovani del territorio provenienti dalle più varie realtà, ma desiderosi di mettersi in gioco e conquistati dalla fiducia che viene loro accordata.

Foto di Giovanni Andrea Martini.

Per chi non ci fosse stato e per chi c’era ma desidera ripercorrere i momenti vissuti la sera del 9 maggio, durante l’evento che è stato intitolato «La Soglia del Corpo», riportiamo una traccia dello spettacolo.
[Tutti i testi sono scritti dal gruppo di universitari organizzatori, come indicato più precisamente in calce a quest’articolo.]

Tiziano Vecellio invita la folla ad entrare ad ammirare la sua Assunta, mentre Canova lo guarda perplesso. Foto di Martina Buora.

Fuori dalla porta principale, le “anime”, cioè gli spettatori, incontrano i due protagonisti scenici e artistici della Basilica dei Frari, cioè Canova e Tiziano. I due artisti invitano la folla ad entrare ad ammirare la loro arte, che resta e viene apprezzata dai posteri (cioè noi, oggi), rendendoli così immortali. Quando, però, cominciano a battibeccare su chi di loro sia il più grande, e quindi il più immortale, vengono interrotti da San Francesco, che, trovandoci in una Basilica francescana, è il padrone di casa.

San Francesco interrompe la disputa. Foto di Francesca Catalano.

San Francesco: Oh figlioli miei, quande parole pe nniende! Laudiato sia ‘l Padre Eterno quando v’ha dato pennelli, colori e marmi. E quest’anime che povere v’ ascoltano, con la lingua che Iddio vi diede per lodarlo, state ubriacando di parole. Bisticciate come nemmeno i bambini: non vi rendete conto ch’avete avuto dinnanzi la stessa luce tutti e due? Che la stessa Madonna Assunta, tutti v’ha sempre ispirati? Che della vita, la stessa per tutti, avete cercato la figura?

Egli li rimanda a una gloria più grande, una immortalità più piena, che va cercata. Li invita a farsi umili e riscoprire tutti insieme come si può rinascere, rinascere veramente, dall’alto.

Figlioli miei, abbiate cura di voi e vogliatevi bene. Prima di volere bene all’altro, cercate di volere un po’ di bene anche a voi. Voi che siete qui, siete unici, valete in quanto voi. Tutto ciò che vi è dato è un regalo: il corpo vostro trattatelo come se fosse il più prezioso tra i doni che avete ricevuto, come più bello ma non fermatevi qui. L’ha detto pure l’Evangelo [Giovanni 3, 3-4]: «come può un uomo nascere quand’è vecchio? Forse può entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» Venite a nascere, qui in questa chiesa, qui in questo grembo. E cosa vuol dire, qui, nascere?

Canova e Tiziano, ispirati dalle parole di Francesco, escono di scena sulle note del canto The Lamb di John Tavener, su  testo di William Blake, cantato dal coro.

He is called by thy name
For he calls himself a Lamb:
He is meek & he is mild
He became a little child:
I a child & thou a lamb
We are called by his name
Little Lamb God bless thee

Quest’ode all’Agnello accompagna l’invito a rinascere dall’alto, quindi il pubblico avanza verso il centro della chiesa e, simbolicamente, verso la nuova nascita.

Foto di Martina Buora.

Questa fase di ri-nascita inizia al buio, accompagnata da rumori fisiologici di sottofondo, che rendono la chiesa una sorta di utero, una pancia. Dal buio emergono tre ballerine che rappresentano la fatica della nascita, e della separazione dall’unione primaria. Dal fondo della chiesa giunge una figura in bianco, che avanza cantando con voce cristallina, come una luce che si fa strada tra le tenebre e accompagna una ballerina attraverso il coro ligneo, mentre le altre proseguono passando per le navate laterali. Il pubblico segue le tre ballerine, percorrendo così le diverse strade della vita, che si riuniscono davanti all’altare.
La riunione tra le ballerine si trasforma però in uno scontro, sottolineato da una battaglia strumentale tra viola e clarinetto: come nella vita a volte ci si avvicina all’altro per amore, ma ci si ritrova a ferirlo a ad esserne feriti.

La tragedia del conflitto con l’altro si conclude con una delle ballerine che muore tra le braccia dell’altra, la quale la abbraccia, sconsolata e pentita. Ritornata la pace, la figura in bianco prende la prende parola, con una voce fuori campo, e prega indicando alle ballerine e al pubblico tutto la strada per trovare il senso di tutta la fatica e la contraddizione del vivere, con questa poesia intitolata “Salmo”:

Il tempo è sete
Tempo, sete di sangue, sporcizia

Sono una preda

una preda sa
di essere cieca

Dio, dammi la forza
Dio, dammi la forza    di amare

Conosco le stelle del cielo,
la pace oltremare, il desiderio
del padre che ha osato parlarti
e pretendere la tua scelta

Dammi la forza: soffro
di essere solo nei baci,
incapace di concepire

La mente guarda, sterile:
il miracolo accade svuotato
sopra il mio corpo

Vagiti ho gettato all’aurora
inascoltati, non fecero breccia
neanche nel cuore del cane

Dio, mi darai la forza
avrò la forza, o Dio, di parlare
all’unico orecchio
al viso che mi ha scelto

confesserò la mia statura
se cadrò, dovrò amare
almeno cadendo

Foto di Martina Buora.

Dopo un lungo silenzio, durante il quale la Pala dell’Assunta, vera protagonista della serata, viene illuminata per la prima volta, una nuova ragazza (Rouge), vestita di rosso, sale verso l’altare, come ispirata dalle parole della preghiera, e al contempo bisognosa di unirvi la sua, personale, preghiera. Lei rappresenta l’umanità tutta e quindi l’incarnazione della nascita faticosa che è stata messa in scena. Rouge si rivolge più direttamente all’Assunta, sperando di trovare conforto. Inaspettatamente, il quadro le risponde. Prende vita così un dialogo intimo, fra una donna giovane, in lacrime e immersa nella fatica del vivere e Maria, che la incoraggia.

Rouge: Maria, dimmi, come fai tu? Io ho tentato in tutti i modi, ma non ci riesco. Dimmi come fai ad essere così libera, pienamente te stessa, ad amare così, senza pretese, senza aspettarti nulla in cambio. Io sento come una catena che mi lega i piedi, le mani, il cuore. Vorrei liberarmene ma non ci riesco, mi attraversa ogni vena, muscolo, fibra. E di ciò che vorrei esprimere, qualcosa rimbalza sempre indietro, dentro di me. Percepisco come una soglia tra me e gli altri e vorrei tanto varcarla, ma quando scatto per oltrepassarla mi ritrovo immersa in un’acqua profonda che mi blocca.

Maria: Bambina, ma tu vorresti essere già come Dio. Che ci sia una soglia è normale, ci deve essere: sei tu quella soglia. Ma il tuo destino non è quello di restare per sempre al di qua dell’infinito che sei.

L’ultima scena, però, non si chiude con l’Assunta, ma con una voce maschile che, chiama la ragazza chiedendole: “Donna, perché piangi, chi cerchi?”. La ragazza, allora, stupita cerca tra la folla, ma poi alza lo sguardo verso la Croce e risponde come la Maddalena: “Maestro!”.

La solista intona Amazing Grace. Foto di Martina Buora.

In questo momento una solista, seguita poi dal coro, intona il gospel Amazing Grace: il ringraziamento per quell’unica Grazia che permette di rinascere, di amare nuovamente la propria vita.

Dopo la conclusione di Don Gilberto Sabbadin, responsabile della Pastorale Universitaria, le persone verranno invitate a lasciare la chiesa in tranquillità, prendendosi il tempo di sostare e di ammirare la sua bellezza, accompagnati dall’Ave Maria di Noa, cantata da una solista.

 

 Ideatori ed interpreti

Regia generale:
Chiara Brassanini
Laura Bresciani
padre Vittorio Buset
Diletta Cola
Nicola Dalla Bella
Carlotta Dorigo
Cosimo Ferrigolo
Anna Lazzari
Emanuele Lepore
Serafino Monaco
Martina Piantori
Alessandro Rilletti
Lina Rossi
don Gilberto Sabbadin
Federico Sammarone
Claudia Sanchioni
Chiara Tosolini
Elisabetta Zerbinatti

Consulenza sulla Chiesa dei Frari:
padre Riccardo Giacon

Testi:
Chiara Brassani
Carlotta Dorigo
Anna Lazzari
Emanuele Lepore
Federico Sammarone
Claudia Sanchioni

Composizioni poetiche e drammaturgia:
Alessandro Rilletti

Supervisione coreografica e luci:
Cosimo Ferrigolo

Ballerine:
Eleonora Bonino
Susanna Ceciliani
Arianna Villa

Attori:
Thierry Di Vietri (Canova)
Carlotta Dorigo (l’Assunta)
Rebecca Loro
Anna Lazzari (Rouge)
Emanuele Lepore (San Francesco)
Federico Meneghel
Serafino Monaco
Marco Paladini (Tiziano)
Eleonora Rech (ragazza in bianco)

Composizione elettronica e sound-design:
Riccardo Santalucia

Direttore del coro:
Alessio Bussi

Solista:
Betty Sfrisio

Coro:
Mucciante Lara
Alessia Cavarzere
Nicola Dalla Bella
Elisabetta Di Matteo
Caterina Farinato
Marta Girardin
Maria Guarino
Nicole Imberti
Sofia Marinelli
Sara Schiavon
Federico Sammarone

Musicisti:
Davide Parolin (clarinetto)
Elena Ceccato (viola)
Riccardo Rossetto (chitarra)
Serafino Monaco (secchiello metallico ad archetto)
Gioele Vio (chitarra)
Alvise Filippo Stefani (organo)

Service luci e audio:
Nicolò Ferron
Andrea Furlanetto
Dario dal Prà
Riccardo Vettorello

Foto e riprese:
Martina Buora
Lucrezia Mondora